« Indovina chi voglio che commemoriamo, oggi? »
« Sentiamo. »
« Nicolo Paganini. »
« L’avrei giurato. Anch’io lo commemorerei volentieri. Cominci tu? »
« No, comincia tu. »
« Quanti anni dalla sua morte! Pensa che, se non fosse morto, il grande
violinista avrebbe oggi circa 180 anni. »
« Che commemorazione da imbecille! »
« E allora commemoralo tu e non mi seccare. »
« Centottanta anni! Che peccato che sia morto! »
« Ma di che è morto? »
« Non te lo so dire. »
« Poveretto! Chi glielo avrebbe detto! Un così gran violinista. »
« E come! Di lui si raccontano cose straordinarie. »
« Che non ripeteva? »
« Questo è niente. Sai che nei suoi concerti (naturalmente non nei concerti
altrui, che non glielo avrebbero permesso), prima di attaccare un pezzo,
spezzava tre corde del violino e poi suonava su una corda sola? »
« Meraviglioso. »
« Pensa che ogni suo concerto costava un occhio del capo soltanto di corde
rotte. »
« È straordinario. »
« Perché lui le spezzava sempre. Era più la spesa per le corde spezzate che
l’incasso. Gli impresari avevano un diavolo per capello. »
« Lo credo bene. Ma invece di spezzare le corde prima di suonare… »
« Non poteva spezzarle dopo, vuoi dire? »
« No. Dico: non poteva presentarsi con un violino a una corda sola? »
« Monocorde, intendi? »
« Me l’hai tolto di bocca. »
« Be’, non lo so. In ogni modo era una cosa sorprendente e di sicuro effetto
vederlo spezzare le corde con tanta maestria prima di cominciare il
concerto. Certe volte era più la fatica per spezzare le corde che quella per
suonare. Perché sono corde resistentissime. Ci voleva una forza di leone. La
gente andava al concerto non tanto per sentirlo suonare, quanto per vedere
com’era bravo a spezzare le corde. Appena spezzate le corde, la gente se ne
andava. Spesso era necessario dargli manforte nella bisogna. Allora, per il
pubblico era una pacchia: tutti a tirare la corda da una parte e dall’altra.
E, poi, certi ruzzoloni da alzar l’idea. Insomma, un carnevaletto. »
« Bellissimo. »
« Quando lui doveva dare un concerto, mica si esercitava a suonare. Si
esercitava a strappare le corde. »
« Fortuna che non era un concertista d’arpa. »
« E se ti dicessi che io ho conosciuto un celebre suonatore di campane,
bravissimo, un grande sacrestano, insomma, che una volta strappò la corda
della campana e poi la suonò? »
« La corda? »
« La campana, sciocchino. »
« E come fece? »
« Agitò il batacchio con la mano. »
« Meraviglia delle meraviglie. Ma Paganini ha fatto cose ben più
straordinarie. »
« Non tenti per caso di fare impressione sulle anime semplici con ragguagli
mendaci? »
« No. Una volta, mentre eseguiva un concerto, strappò prima una corda, poi
un’altra, indi la terza e all’ultimo la quarta. E continuò a suonare. »
« Senza corde? »
« Se ti dico che le aveva strappate! E poi strappò gli applausi. »
« Lui strappava tutto. »
« Tutto. Non si salvava niente. Una volta, pensa, dopo avere strappato le
corde, si strappò persino le falde della marsina e continuò a suonare. »
« A Parigi? »
« Non so se a Parigi o nei dintorni. »
« Era un diavolo. »
« Un’altra volta, dopo aver strappato le corde, si strappò i capelli. »
« Per la disperazione di non avere altro da strappare? »
« No, perché non poteva suonare. Un’altra volta suonò con un violino rotto.
A Parigi, dopo aver strappato le corde, spezzò l’archetto e continuò a
suonare. A Vienna ruppe anche il pianoforte dell’accompagnatore, e continuò
a suonare. »
« Lui continuava sempre a suonare. »
« Sempre. Non smetteva nemmeno con le cannonate. »
« Magnifico, superbo, immenso. »
« Umile, serafico sentimentale. Quanto più poteva rompere più era contento.
Ma la maggiore impresa, la cosa più straordinaria la fece a Lucca. »
« Sentiamo, Ardo. »
« Prima di cominciare un concerto, spezzò le corde, infranse l’archetto,
sfondò il violino in testa al pianista, prese a calci tutti gli spettatori
della prima fila e poi suonò un bellissimo pezzo. »
« Con un altro violino? »
« Questo non te lo so dire. »
« Comunque, è sempre una cosa meravigliosa. »
« Indubbiamente. Una volta strappò tre corde ed eseguì la Sesta di Beethoven
sulla quarta, una terza sotto per la seconda volta a una prima. »
« Dove? »
« A Ottawa. »
Achille Campanile – Vite degli uomini illustri (1975)