Grammatica della Fantasia

Un bellissimo libro del 1973 di Gianni Rodari, finito di leggere da poco.
Consigliato a chi cerca un pò di lievità nelle parole e nei giochi dei bambini e vuole evadere per un pò dalla grigia e a volte superflua concretezza di tutti i giorni.

 In questo breve e piacevole saggio sull’immaginazione sono
state raccolte le conversazioni degli incontri che Gianni Rodari ebbe nel marzo
del 1972 a Reggio Emilia con un gruppo di insegnanti delle scuole materne,
elementari e medie.

Da questa eloquente lettura emergono la maestria, la grande
competenza e l’assoluta passione  dell’autore per i temi che riguardano
l’infanzia, i percorsi di crescita, il desiderio di deragliare dai binari troppo
concreti del significato. Grande anticonformista le cui conclusioni ed
osservazioni non sono mai scontate,  perché entrare dalla finestra è più
divertente quanto più utile
,  Rodari denuncia per esempio il fatto che nelle
nostre scuole si rida troppo poco, ed invita gli operatori a  superare la
muraglia della routine scolastica stimolando i bambini  con diverse formule che
accendano loro l’immaginazione, per esempio il binomio fantastico,
l’accostamento cioè di due parole abbastanza differenti o antitetiche tra loro,
da cui può scaturire una storia piena di fantasia.

 Un manuale pieno di fascino fitto di esercizi e
suggerimenti pratici per educatori e genitori. Come formulare ipotesi
fantastiche, domande buffe e divertenti, come deformare le parole per trarne
storie sempre nuove, parole estraniate e deformate, il prefisso fantastico, il
nonsenso, l’errore creativo, cosa ci fa un cane nell’armadio? E il quore che
cos’è se non un cuore malato? Infatti ha tanto bisogno di vitamina C. Su questi
piccoli temi, un’infinita serie di idee viene sviluppata e proposta con grande
saggezza e semplicità, dall’importanza di burattini e marionette (affascinanti
personcine giunte ai bambini in seguito a una doppia caduta), alle curiose
“carte di Propp”, all’insalata di fiabe: bosco, lupo, nonna, elicottero.
Elicottero?,
e ancora fiabe sbagliate, fiabe al rovescio, fiabe a
ricalco.

Un libro assolutamente attuale che, nonostante ci faccia
provare un brivido di nostalgia per i tempi in cui la televisione era ‘poca’ e
semplice, ci chiede anche di non arrenderci a questi giorni piatti, perché
bisogna che il bambino faccia provvista di ottimismo e di fiducia per sfidare
la vita.

E ancora, concludendo, spero che il libretto possa essere
ugualmente utile a chi crede  nella necessità che l’immaginazione abbia il suo
posto nell’educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa
quale valore di liberazione può avere la parola. “Tutti gli usi della parola a
tutti” mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti
siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo.

 

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