ROMA – La leggenda statunitense Buddy Collette, pluristrumentista di grande fama nel mondo del jazz, è morto domenica notte al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles all’eta’ di 89 anni. William Marcell, detto ”Buddy”, Collette (classe 1921) è stato una figura di primo piano del jazz della West Coast.
LA CARRIERA. Affermato anche come compositore e arrangiatore, Collette è stato uno fra i rari veri multistrumentisti del jazz moderno, a suo agio ai vari sassofoni (alto e tenore innanzitutto), al clarinetto e soprattutto al flauto, di cui e’ considerato uno dei maggiori specialisti in ambito jazz. Ha collaborato con tante star del jazz (in particolare con Chico
Hamilton, che gli diede una prima notorietà e Shelly Manne) e ha lavorato nel cinema e alla tv (fece parte del cast musicale del Groucho Marx Show). Da ricordare anche il suo impegno – nei difficili tempi del maccartismo – per l’integrazione tra musicisti bianchi e neri e nelle lotte per i diritti civili degli afroamericani.
Flautista e sassofonista, Collette è stata una figura chiave del jazz della west coast
A sentir dire che la West Coast era la regione del "jazz bianco" uno come Buddy Collette, essendo un gentiluomo, probabilmente si irritava un po’. Afroamericano, sassofonista e flautista, Collette si è spento lo scorso 19 settembre (era nato nel 1921) lasciandoci un’eredità che attende di essere profondamente rivalutata. Figura chiave del jazz californiano, Collette è stato un artista e un catalizzatore fondamentale nel jazz del dopoguerra: tra i primi a praticare il verbo del bop a Los Angeles, ha dato una spinta fondamentale alla carriera di Charles Mingus, di cui è stato amico d’infanzia (il padre di Collette ha un ruolo essenziale e esilarante nell’autobiografia di Mingus): non a caso Mingus lo volle con sé nelle storiche occasioni autobiografiche dei concerti alla Town Hall del 1963 e Monterey del 1964. Maestro e ispiratore di Eric Dolphy, mentore di James Newton, è stato uno dei più grandi flautisti del jazz moderno, dal suono ampio e leggero e dalla dizione nitida e impeccabile. Sax alto di vaga ispirazione hodgesiana, Collette è stato nel 1955 uno dei fondatori dello storico quintetto di Chico Hamilton, laboratorio delle idee più avanzate e eccentriche del periodo (compresa la libera improvvisazione). E quando l’attività jazzistica si spostò su New York, Collette rimase a Los Angeles, diventando uno dei più grandi didatti del suo tempo. Oltre a Dolphy e James Newton, suoi allievi sono stati Charles Lloyd, Frank Morgan, Sonny Criss. Stare a Los Angeles gli consentì anche di dedicarsi alla battaglia di una vita: la lotta contro la segregazione (e la mentalità segregazionista) nel mondo musicale californiano, vinta infine con l’unificazione del sindacato losangelino per bianchi e neri. Così oltre ai dischi (tra cui una tornata di registrazione italiane nella primavera del 1961), agli allievi, alla stima per uomo pacato e alla bella autobiografia sonora registrata su cd qualche anno fa, ci rimane durevole – e poco conosciuto – l’esempio civico e sociale di un musicista impareggiabile.
Stefano Zenni