“Il cinema Italiano è in crisi!” è il ritornello, quasi rassicurante, che si ripete da poco dopo l’invenzione del cinema da parte dei fratelli Lumiére. Il cinema non è in crisi, o almeno se lo è lo è più per le idee che ne stanno alla base che per i finanziamenti mancati e gli spettatori che disertano le sale.
In tempi di social vanno tanto di moda le liste, da cinefilo (e spettatore praticante del cinema italiano) ecco la mia elencazione dei problemi evidenti che stanno assassinando, in particolare negli ultimi 20 anni, il nostro amato cinema.
- Le commedie. Non sono un intellettuale e penso che la commedia in Italia sia uno dei generi più geniali e rispettati in tutto il mondo (non erano commedie la maggior parte delle pellicole di Fellini?). Il problema è la commedia “becera”quella che strappa un sorriso, a malapena, quando è infarcita di luoghi comuni e parolacce forzate. Di per sè anche queste commedie devono avere il loro spazio, non la totalità dello stesso, altrimente facciamo passare il messaggio che il cinema italiano è solo quello (poi non lamentiamoci dicendo “il pubblico è ignorante”). Oltretutto negli anni d’oro del cinema le commedie, ed il film di genere per estensione, erano produzioni a basso costo, realizzate con il preciso scopo di “fare cassetta” e finanziare poi film di diversa caratura artistica e culturale.
- I Cast. Produttori, registi, responsabili dei casting: Basta! Davvero non è pensabile avere 3 film a stagione con lo stesso identico cast di attori che passa da un film all’altro. Crea una confusione enorme, quando passano i trailer si ha la sensazione di vedere lo stesso film con il titolo diverso. Lo dico nell’interesse dei film stessi che avrebbero un buon potenziale anche senza “lo stesso identico attore” che fa la stessa identica parte in ogni pellicola. Come corollario aggiungo che molte volte (senza distinzione tra esordienti e professionisti consumati) si prova imbarazzo a sentir recitare alcuni attori, assenza di dizione totale che rende incomprensibili anche i dialoghi.
- I Titoli dei film che riprendono le canzoni. Poteva essere un’idea interessante, ora ha un pò rotto… Registi e distributori, ma pensate ancora sia una botta di genio intitolare il film con lo stesso titolo di una canzone italiana o con un verso tratto da essa? Manca solo che qualcuno intitoli la sua prossima pellicola “Osteria Numero Mille” e abbiamo davvero esaurito i titoli del Canzoniere da spiaggia.
- Le tematiche. Crisi della famiglia (sottocategorie, crisi della coppia e conflitto generazionale). Immigrazione. Gay. Malattia. Emarginazione. Il tutto raccontato in una maniera talmente mediocre che la sensazione che si ha è che siano svolgimenti di temi scritti da ragazzi delle medie o dei primi anni delle superiori (oltretutto poco dotati). Perchè non scriviamo un film con soggetto “Parla della Pioggia”, con il seguente svolgimento “Quando piove sono triste perchè non posso uscire a giocare, però sono felice per i contadini che così possono annaffiare i campi”? In alternativa suggerisco il sempreverde “Parla del tuo compagno di banco”.
- La sovrabbondanza di tematiche. A corollario di quanto detto sopra, esistono film che affrontano CONTEMPORANEAMENTE, tutte le tematiche sopra descritte, in maniera banale e quantomeno confusa. Va bene, viviamo nella società della complessità, ma sceneggiature gestite in maniera del genere nascondono una malcelata incapacità di decidere quale direzione far prendere al film.
- Assenza di Storytelling. Non so come tradurlo in italiano, ma i personaggi che hanno reso grande il Cinema Italiano, erano tutti artisti che avevano una storia da raccontare e che soprattutto sapevano farlo in maniera originale ed affascinante. Storie che avresti potuto ascoltare a bocca aperta anche semplicemente tramandate a voce senza l’ausilio del mezzo visivo. A mio parere se un film non parte da questo punto fisso, ha a priori dei problemi e dei buchi che è impossibile poi “tappare” con la sovrabbondanza di temi o con cast che richiamano pubblico (vedi sopra). Se la storia c’è poi è importante farla raccontare a chi sa farlo, molti registi dovrebbero fare molti passi indietro, esistono tanti mestieri, non è detto che si debba per forza fare Cinema a tutti i costi ( o che occorra per forza farlo dietro la macchina da presa ).
- La Musica. Ma davvero i registi pensano di aver finito un film senza aver pensato ad un budget decente per la musica? Attenzione non parlo di filmetti indipendenti o di studenti, parlo di film italiani che hanno un bel budget a disposizione e che dopo aver strapagato “il medesimo cast” non si preoccupano di investire una cifra minima per la composizione e soprattutto la registrazione della colonna sonora, delegando questo compito alle case editrici. Questo meccanismo poteva funzionare venti anni fa, quando le case editrici potevano contare su un ritorno dovuto dalla vendita dei dischi, ma ora è una pretesa semplicemente ridicola. Finchè non si è lavorato anche alla colonna sonora il film non è finito. Punto. Ah dimenticavo, basta spendere migliaia di euro per ottenere licenze di utilizzo di canzoni più o meno note, anche per brani che non sono funzionali (alla fine dei conti) alla narrazione del film. Investiamo quei soldi per far registrare qualche orchestra, per i musicisti in carne ed ossa. Come corollario, basta anche riciclare musicisti pop e fargli scrivere colonne sonore. Per scrivere musica per film occorre innanzitutto una conoscenza ed un amore nei confronti del cinema, non è pensabile chiamare il cantautore di turno per scrivere una colonna sonora, perchè magari “attira gente in sala”.
- La distribuzione. Si possono girare tutti i bei film che vogliamo, ma se non vengono distribuiti in maniera seria e decente, non li vedrà nessuno. Che novità! Vogliamo concedere una quota di sale ai film italiani (non solo alle commedie natalizie)? Il pubblico va educato e messo in condizioni di fruire del nostro cinema.
- I Contributi ai progetti di interesse culturale. Molto probabilmente occorre rivedere e riconsiderare i parametri che rendono “Culturalmente Interessante” un film, perchè troppo spesso vediamo in sala film che ottengono questo riconoscimento finanziario ma che di culturale non hanno niente. O, ancor peggio, vediamo film che, pur di ottenere tale riconoscimento, mettono nel calderone di tutto (vedi punti 4 e 5).
- L’autoreferenzialità. E’ una mia personale impressione o il nostro cinema è inesorabilmente ripiegato su se stesso ? Difficilmente mi capita di vedere film esportabili all’estero che trasmettano messaggi universalmente comprensibili pur parlando la nostra lingua e della nostra terra. Pretendo troppo? Negli anni ’70 ed ’80 molti film italiani, anche di serie Z, venivano girati direttamente in inglese ed i nomi dei registi venivano storpiati in improbabili nomi dal suono Anglofono, nella speranza di vendere i diritti all’estero. Non mi si parli dello strapotere del cinema USA, citerei come esempi molti film spagnoli degli ultimi 15 anni, distribuiti ( e spesso coprodotti) negli USA e con grande successo. Questione di idee originali e condivisibili con un pubblico più ampio.
Ovviamente i punti sovraespressi non colpiscono indiscriminatamente tutta la produzione italiana, diciamo la maggior parte dei film che escono in sala. Il che non è tutta la produzione italiana, esistono centinaia di bravissimi attori e registi, molti appena usciti da scuole come il Centro Sperimentale di Cinematografia, con tantissime idee originali e con tanta voglia di raccontarle in maniera nuova e fresca. Esistono film che non esistono (direbbe Maccio Capatonda) o meglio che non vedono la luce (anzi il buio) delle sale perchè c’è chi non li produce sedotto dalla mediocrità dei film che puntano su una cifra stilistica basata quasi esclusivamente sul decalogo sopra elencato. Che poi alcuni esordienti abbiano un’idea di cinema che affonda le sue radici proprio nella cinematografia che sto analizzando…beh è un altro problema.
Quel decalogo può andar bene per le produzioni televisive, le fictions a basso costo. No neanche per quelle alla fine, perchè se guardiamo alle produzioni televisive estere ci si accorge immediatamente dell’estrema qualità delle Series, che spesso superano per cinematografia, inventiva e narrazione, le produzioni cinematografiche.
Ultima considerazione (la sintesi non è il mio forte) ma davvero pensiamo di risollevare il Cinema (non solo quello nostrano), senza un’educazione seria (alla cinematografia ed alla legalità) che andrebbe fatta già a scuola? Non dimentichiamoci che gli spettatori non mancano, tutti vedono gli ultimi film, sia quelli più beceri che quelli più ricercati, l’unica differenza è che non sono spettatori paganti: oggi i film li si “scaricano” (parola odiosa che ricorda più lo sciacquone del cesso che altro). Senza un intervento educativo al rispetto del Cinema e alla sua comprensione, non si uscirà mai dalla crisi “economica” del cinema.
Per quanto riguarda le idee, prima di iniziare a girare, dare un’occhiata ai punti qui sopra può essere un utile momento di riflessione ed autocritica.