Oggi parliamo di un argomento che mi avete richiesto in molti: il rapporto dei compositori con la SIAE ed in generale quali sono i metodi per proteggere la paternità del proprio lavoro. E’ raccomandata per questo la SIAE o è meglio rivolgersi a qualche altra associazione sua pari?
Io sono stato in passato molto critico nei confronti di questa società, nel mio sito potete leggere diversi articoli in cui tratto l’argomento. Il suo principale difetto è quello di essere un’associazione di vecchio stampo, non aggiornata, anche se qualcosa ultimamente sta cambiando, in meglio ovviamente.
Tutelare e proteggere le proprie opere è un conto, mentre tutt’altra faccenda è richiedere ad una società di occuparsi di quello che riguarda lo sfruttamento del diritto d’autore delle proprie opere. Nessuna associazione che conoscete (SIAE, BMI, ASCAP, PRS) si occupa di entrambe le cose.
Tutte queste associazioni si occupano di raccogliere i soldi derivanti dal diritto d’autore e di ridistribuirli agli associati in base a quanto l’opera viene sfruttata, riprodotta e sincronizzata. Nessuna di queste associazioni tutela l’opera. Quando si tratta di fare una causa legale contro chi ha copiato un nostro lavoro, la SIAE non si preoccupa di sostenerci in quella causa, semplicemente non è il suo compito. Può portare delle prove, come ad esempio lo spartito, indicando il giorno in cui è stato depositato, però questo non è sicuramente sufficiente per vincere una causa e tutelarsi.
Se il vostro intento è quello di proteggere le vostre opere in modo che non se ne possa appropriare qualcun altro, queste associazioni risultano essere insufficienti. Esse garantiscono un livello di tutela che è pari alla cosiddetta “tutela del povero” che si usava una volta (e che qualcuno usa tutt’ora) che consiste nello spedirsi i CD o le partiture della propria musica, per avere il timbro postale che fa fede della data di creazione dell’opera. Quella busta chiusa certifica, laddove servisse una prova futura in tribunale, che quell’opera esisteva in quella specifica data. Questa prova in tribunale ha la stessa valenza di quello che può fare la SIAE. E’ già qualcosa, ma non è sufficiente.
Se volete tutelare le vostre opere dovete inviare tutto all’associazione americana del copyright. Ci sono anche altre associazioni, ma la migliore è sicuramente questa. Potete mandare il vostro materiale direttamente online, il costo è di circa 60 dollari per ogni upload che può arrivare a massimo un giga in totale, il che corrisponde ad un bell’archivio se mandiamo soprattutto spartiti in pdf ed mp3. Inviando il materiale si sancisce la proprietà dello stesso, senza possibilità di mettere in discussione la cosa.
Qualcuno di voi mi chiede anche se quando invio il materiale demo ai registi è già protetto da copyright. Quando si lavora con un regista c’è di mezzo un contratto. Quando si lavora con un contratto alla fine il materiale prodotto è anche di proprietà del regista ed in questo caso non c’è il rischio che venga rubato. Se si comunica col registra tramite email c’è lo scambio epistolare che certifica la proprietà del materiale. Quindi se sto lavorando con un regista sotto contratto registro tutto solo alla fine anche perché quando si lavora ad un film non si ha davvero tempo di preoccuparsi della burocrazia (a meno che non avete una serie di collaboratori che si occupano di questi dettagli. Inoltre il materiale potrebbe essere modificato diverse volte prima di arrivare alla versione definitiva.
Se invece sto facendo ascoltare al regista dei provini, e non c’è ancora un rapporto di collaborazione contrattualizzato la questione è un po’ diversa. Se si tratta di brani abbozzati, nemmeno in questo caso registro, se però il brano per il provino è già corposo, ci ho lavorato molto ed è già concluso e con un’identità ben precisa, allora faccio una preregistrazione, non all’ufficio del copyright, ma magari alla SIAE e alle altre associazioni alle quali sono associato. Quindi un po’ mi tutelo, anche se non è la mia priorità, che è invece scrivere.
Attualmente sono iscritto alla SIAE, all’ASCAP e alla PRS, alcuni di voi mi hanno chiesto se è possibile essere iscritti a più associazioni ed eventualmente quale consiglio.
Dipende tutto da come lavorate e quali sono le vostre esigenze primarie.
Io sono iscritto alla SIAE dal ‘93 – ‘94, quindi ho un corpus ingente di opere depositato.
Sono iscritto alla SIAE, che tutela il mio repertorio per tutto il mondo, ma ho richiesto, attraverso un modulo, il distacco per alcuni territori. Le mie opere quindi vengono tutelate dalla SIAE in tutto il mondo, tranne che negli Stati Uniti e nel Canada, dove ho affidato la tutela delle mie opere all’ASCAP, e in Irlanda e Gran Bretagna, dove vengono tutelate dalla PRS.
Attualmente sono mandante per la SIAE e non socio. La differenza tra mandante e socio è che il socio può votare alle elezioni della SIAE, ma è un voto inutile perché il mio voto ha un diverso valore in base a quanto riesco a guadagnare all’anno di diritti d’autore. Il mio voto avrà quindi un valore diverso da quello di Mogol, che guadagna più di me. Non è una società tra pari ma un’oligarchia in cui il voto di pochi conterà molto più di quello di tutti gli altri soci.
Ho deciso così di rinunciare ad essere socio per essere mandante. Disiscrivermi avrebbe infatti comportato tutta una serie di problemi, cioè avrei dovuto tutelare nuovamente tutto il mio repertorio e sarebbe stata una cosa complessa perché cominciavo ad avere più di cinquecento brani in repertorio. L’altro motivo per cui non mi sono distaccato completamente dalla SIAE è che lavoro molto in Italia. Ho rapporti con RAI, Mediaset, alcuni registi indipendenti italiani e dal punto di vista burocratico se sono iscritto alla SIAE semplifico molto le operazioni ai miei datori di lavoro italiani. Nel nostro mestiere occorre essere dei collaboratori che risolvono i problemi, non persone che ne creano.
Per lo stesso motivo mi sono iscritto all’ASCAP. Se vado a spiegare ad un regista o a un produttore americano quanto sono complicate alcune operazioni in SIAE loro diventano completamente matti e la volta successiva che devono fare un lavoro preferiscono lavorare con un compositore americano iscritto all’ASCAP. Essere iscritto a più società per me significa semplificare la vita alle persone con cui lavoro. Il mio agente a Los Angeles, quando abbiamo fatto il contratto per un film un paio di anni fa, è stata contentissima quando ha scoperto che ero iscritto all’ASCAP perché il lavoro burocratico di ore o addirittura giorni si è ridotto ad un lavoro di pochi minuti.
L’ASCAP è anche molto veloce, sia nel rispondere alle mail che nel risolvere i problemi. Questa è una cosa molto americana.
Tra l’altro iscriversi all’ASCAP ha un costo irrisorio. Sono circa 36 dollari una tantum, non come alla SIAE, dove il pagamento è annuale. Sotto i 30 anni l’iscrizione alla SIAE è gratuita, superati i trenta bisogna iniziare a pagare la quota annua che è sugli 80 – 100 €. Quando mi sono iscritto io negli anni 90 era previsto anche un esame.
Anche alla PRS si paga una quota iniziale, forse un po’ più alta, e poi più niente.
L’ASCAP è molto brava nel attirare a sé nuovi iscritti. Crea anche una serie di opportunità, organizza corsi per i soci, di cui molti gratuiti, programmi di tutorship, premi in denaro per gli iscritti. Ci tengono molto a creare lavoro e a far girare soldi, in questo modo anche loro guadagnano.
Quindi un’associazione in realtà vale l’altra a livello di tutela. I vantaggi sono un po’ quelli che vi ho detto, oltre anche alla distribuzione del denaro. Se lavorate con ASCAP e PRS avendo la residenza fiscale in Italia, su quello che vi verrà inviato dovrete pagare una serie di tasse in Italia.
Altro vantaggio è la velocità con cui effettuano i pagamenti. La SIAE è molto lenta nel collezionare i soldi e altrettanto lenta nel ridistribuirli. Ho fatto una serie che è andata in onda nel settembre 2015 e ho ricevuto i diritti d’autore più di un anno e mezzo dopo. L’ASCAP è molto più precisa in questo. Dal sito vedi quando è andato in onda il tuo brano e dopo poco ti arriva il denaro.
Non è tanto una questione di denaro. Lavoro poco con la televisione, quindi non parliamo di grandi cifre. E’ però importante per me sapere in tempi brevi quali brani funzionano e quali no, quali brani sono stati depositati e finiscono in onda e quali no.
Certo è un po’ stressante dover registrare i brani in tre diverse associazioni, ma forse l’ASCAP sta risolvendo anche questo problema. Qualche anno fa parlavo con un responsabile ASCAP per l’Europa e diceva che stanno lavorando a dei sistemi per travasare automaticamente tutti i brani dalla SIAE all’ASCAP.
In sintesi: per tutelare i brani bisogna registrarli sul sito copyright.gov. Per la raccolta dei diritti d’autore SIAE, ASCAP, PRS e altre società consorelle vanno bene tutte. La SIAE mi sento di consigliarvela se lavorate prevalentemente in Italia, ovviamente tutela anche i lavori che fate all’estero. Inizialmente iscrivetevi alla SIAE, poi se lavorate tanto con l’estero prendete in considerazione di iscrivervi anche all’ASCAP.
Se pensate di lavorare prevalentemente all’estero e il territorio italiano non vi interessa o vi interessa solo marginalmente, iscrivetevi direttamente all’ASCAP perchè ne avrete molti vantaggi e tanta praticità.
Spezzo una lancia a favore della SIAE comunque perché negli ultimi due anni ha velocizzato molto le operazioni di deposito grazie al deposito online di spartiti ed mp3, fino a non molto tempo fa occorreva inviare faldoni pieni di spartiti e moduli per depositare le proprie opere.
Iscrivetevi ad almeno una di queste associazioni. Non mandate solo i brani all’ufficio del copyright per proteggerli. Diversamente, se il vostro brano dovesse finire su un film famosissimo, non vedreste nemmeno un soldo di diritto d’autore. Pretendete sempre dalle persone con cui lavorate di conservare i diritti d’autore, non è una cosa scontata perché alcuni produttori vi chiederanno una parte o la totalità dei diritti d’autore dei brani che scrivete per quel film. Se siete agli inizi iscrivetevi alla SIAE. Ha però un costo annuale che dovete valutare se riuscite a ripagare con i lavori che fate. Se siete ancora a livello amatoriale, iscrivetevi all’ASCAP, facendo una spesa unica. Dovete però essere ferrati con l’inglese. Le pratiche non sono complicate, ma un po’ di dimestichezza con l’inglese dovete averla.