Oggi parliamo di quella che dovrebbe essere, a mio parere, la routine quotidiana del compositore. Sembra una questione abbastanza banale, ma in realtà è importantissimo capire come organizzarsi nel migliore dei modi: avere una routine ben programmata ci aiuta a risparmiare tempo e ad essere più creativi.
I consigli che leggerete in questo articolo provengono da diversi input che ho ricevuto nel corso della mia carriera: in primis dalla mia esperienza personale, poi da alcuni corsi che ho tenuto al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, nel laboratorio di musica per film, ed infine dalla lettura di decine di interviste che riportano le esperienze di vita di compositori molto più conosciuti e bravi di me.
E’ importante avere una routine perché il nostro moderno stile di vita è pieno di distrazioni. Una tra tutte è internet, la distrazione che dobbiamo maggiormente rifuggire. E’ una risorsa utilissima, che innegabilmente consultiamo tutti i giorni, senza sosta, ma rischia di portarci via molto tempo, spesso più di quanto potremmo guadagnarne grazie al suo utilizzo. Se andiamo a vedere com’era la nostra vita prima dell’avvento di internet, sicuramente ci rendiamo conto che dedicavamo molto più tempo alla creatività. Dobbiamo essere consapevoli che la rete è un calderone che risucchia molte delle nostre energie mentali e della nostra creatività (anche se in qualche modo poi ci ripaga aiutandoci a diffondere la nostra musica o permettendoci di farci conoscere a registi e produttori).
Vi dico com’è strutturata più o meno la mia giornata. Io ho iniziato a riflettere su come organizzare le ore che abbiamo a disposizione durante il giorno più o meno ai tempi dell’università. Dovendo studiare e continuare a lavorare, avevo la necessità di capire come organizzare e sfruttare al meglio le ore che avevo a disposizione. Ho iniziato a dividere la giornata in tre parti uguali, da otto ore ciascuna.
Otto ore dedicate al sonno. Non che mi piaccia particolarmente dormire, ma ritengo che dormire otto ore a notte sia un elemento fondamentale per poter poi essere reattivi e creativi quando siamo a lavoro. Quindi otto ore vanno sicuramente dedicate al riposo. Se non volete fare otto ore di seguito, considerate comunque nell’arco della giornata otto ore dedicate al riposo. Io non sono di quei compositori che stanno in piedi fino a tardissima notte per finire un lavoro, che dopo, nel 90% dei casi, riascoltato il giorno dopo presenta molte criticità ed è sostanzialmente da rimettere ampiamente in discussione.
Per il resto abbiamo otto ore più altre otto ore da organizzare nella maniera in cui vogliamo. Se dedichiamo otto ore alle attività quotidiane e al tempo libero, ci rimangono otto ore piene di lavoro e otto ore di lavoro per un compositore sono tantissime se riusciamo a sfruttarle bene.
Ovviamente devono essere sfruttate nella maniera giusta. Se passiamo ore su Facebook o YouTube o a fare altre cose queste otto ore se ne vanno rapidissimamente. Ho scritto vari articoli su questo blog dove parlo del mio setup per la composizione al computer. Vedrete che sono tutti strumenti che mi permettono di risparmiare molto tempo, perché se ho otto ore per lavorare non posso perderne tre per far funzionare delle attrezzature che non sono naturalmente performanti o, peggio, per risolvere dei problemi informatici, per formattare hard disk e fare tutto quello che riguarda l’aspetto più tecnico. Proprio per questo motivo preferisco avere un set up il più leggero e semplice possibile e, laddove ci siano problemi, farmi aiutare da persone esperte.
Vi dico io come sfrutto queste otto ore prendete però tutto con le pinze e scegliete voi come utilizzare il vostro tempo. La prima cosa che faccio al mattino da qualche anno è fare dello yoga e della meditazione. Pochissimi minuti, ma lo faccio in maniera quotidiana. Dedico un quarto d’ora allo yoga e un quarto d’ora alla meditazione. Io lo trovo molto utile per iniziare bene la giornata ed affrontare lo stress quotidiano. Come compositori dobbiamo affrontare una serie di sfide quotidiane enormi. Più si cresce in popolarità nel proprio mestiere, più questi problemi aumentano. Dedicare una parte, anche minima, del nostro tempo alla meditazione ci consente di mettere bene a fuoco quello che andremo a fare per il resto della giornata. Io ho trovato che mi ha aiutato ad essere molto più presente e performante nel mio lavoro. Idem per lo Yoga che mi aiuta anche a correggere dei piccoli difetti posturali dei quali, inevitabilmente, tutti soffriamo passando molte ore alla scrivania, davanti al computer o al pianoforte.
La seconda cosa che faccio è lavorare sull’improvvisazione, cioè inizio improvvisando dei brevi brani al pianoforte o alla tastiera. Per improvvisare utilizzo l’Ipad e in particolare un programmino che si chiama Piano Diary (Yamaha Piano Diary), un’applicazione che serve sostanzialmente per registrare dati MIDI. Connetto l’Ipad con un adattatore MIDI e mi metto a registrare. Utilizzo questa app come un diario quotidiano della musica che improvviso. Eventualmente possiamo fare l’upload del brano su Youtube, se è particolarmente bello. La cosa più interessante è che abbiamo un diario vero e proprio, con un calendario che segna tutti i giorni in cui abbiamo registrato qualcosa e possiamo andare a riascoltare quello che abbiamo creato. Questa è la prima attività che ritengo utile come compositore: improvvisare, registrare dei brani e poi tornarci successivamente per rielaborarli.
Io ho un quadernino dove di solito trascrivo tutti i miei appunti musicali. Questi lavori sono trascrizioni di base delle improvvisazioni midi registrate, o in alcuni casi di registrazioni audio fatte al piano o “canticchiate” nelle note vocali del telefono. Questo tipo di approccio è importante perché non credo nell’ispirazione assoluta. L’ispirazione è una parte minima del lavoro e che comunque viene dopo ore e ore che si sta scrivendo o suonando. L’ispirazione improvvisa è un’idea molto romantica, cioè appartiene al Romanticismo, e quindi è tutto sommato abbastanza recente come concezione nella storia della musica. Scrivere molto e farlo tutti i giorni, improvvisare, trascrivere e poi correggere quello che è stato improvvisato è il vero lavoro del compositore. E parlo non solo del compositore di musica assoluta ma anche del compositore di musica per immagini.
Scordiamoci che scrivere per il cinema o per il mezzo televisivo significa prendere il video, importarlo sulla nostra DAW, improvvisare delle cose e trascrivere già tutto al computer. Quella è la produzione; comporre è un’altra cosa. Alle volte siamo costretti a lavorare in quella maniera a causa dei tempi, oserei dire che oramai la maggior parte dei compositori lavora in questa maniera. Io cerco di evitarlo il più possibile, in particolar modo rifiutando se possibile quei progetti che mi costringono quel tipo di routine lavorativa.
Che fine fa il materiale che scrivo sul quadernino? Di solito rimane lì. Il brano non è compiuto, si tratta di un semplice appunto. Però può essere utile a distanza di tempo. Moltissime volte mentre stavo scrivendo musica per un film mi sono trovato a corto di idee ed è capitato spessissimo di andare a prendere uno dei tanti brani che avevo trascritto e provarlo sulla scena o iniziare ad orchestrarlo, trasformandolo nel leitmotiv che ha portato avanti il film.
Mettere su carta le proprie idee dopo averle improvvisate è un passo fondamentale che io cerco di fare ogni giorno, dedicandoci qualche buona mezz’ora. Porto sempre con me uno smartphone, che mi consente di registrare degli appunti perché a volte può capitare l’ispirazione mentre si è per strada, come dice Danny Elfman “Se fai il compositore ci sono altissime possibilità che il tuo lavoro non finisca mai durante la giornata, non sappiamo quando un’idea decida di bussare alla porta del nostro orecchio interno”. A me spesso capita sotto la doccia o mentre faccio una pausa dalla composizione quando faccio attività fisica ad esempio. Mentre si riposa si libera la mente dallo stress di dover produrre qualcosa ad ogni costo ed è in quel momento che viene fuori l’idea. Prendo appunti vocali sul telefonino e poi li vado a trascrivere. Spesso questi temi, che sono molto liberi e hanno poco a che fare con la tecnica e molto con la melodia, sono stati utili a risolvere diversi momenti di stasi. Ma ripeto, quello che scrivo sul quadernino non è comunque compiuto.
Parlando del workflow del compositore con Conrad Pope, con il quale ho studiato a Vienna qualche anno fa, mi ha detto: dopo aver lavorato in questa maniera sugli appunti è ancora troppo presto per passare al computer. Il computer teniamolo spento il più possibile. E’ una macchina fondamentale, ma rischia di distrarci. E’ talmente ricco di possibilità, sia come macchina chiusa, disconnessa dalla rete, che come macchina aperta, cioè connessa alla rete, che ci rende difficile concentrarci sulla creatività vera e propria. Di tanto in tanto prendo uno di questi appunti ed inizio il lavoro vero e proprio, provo le varie armonizzazioni possibili, le modulazioni meno scontate, i cambi di metro e di ritmo che possono funzionare meglio per quella specifica melodia. E’ un lavoro di scavo interiore e di riscoperta della melodia e dell’armonia, una pratica che sicuramente deriva dai miei studi jazzistici. Provo poi ad immaginare come quel brano possa funzionare in diversi contesti, suonato da diversi strumenti ed ensembles. Inizio poi l’orchestrazione vera e propria
Per fare l’orchestrazione preparo dei fogli vuoti di un file in pdf che ho stampato e diviso per farmiglie orchestrali. E’ il tipo di spartito per composizione che usa Bruce Broughton. Il primo gruppo è per i legni (flauti, oboi, clarinetti), il secondo per i brass (trombe, corni e tromboni), il terzo per il pianoforte o per tutti gli strumenti che possono richiedere due righi, il successivo è per l’arpa, poi ci vanno primi e secondi violini, le viole e i contrabbassi ed i violoncelli e, nell’ultimo, le percussioni. Non è l’orchestrazione completa chiaramente, però ci consente di avere tutto sottomano.
– Carta da Musica per arrangiamenti orchestrali LINK
– Carta da Musica per sketch orchestrali (la stessa usata da John Williams) LINK
L’altro tipo di file grafico che utilizzo (dipende dal progetto) è lo stesso tipo di foglio per gli sketch che utilizzano sia Conrad Pope che John Williams. E’ composto da otto righi divisi in due sistemi nei quali possiamo andare ad utilizzare gli strumenti che vogliamo. Si tratta di un metodo che ci semplifica il lavoro. Esso ci permette di sviluppare delle routine, che tutti i compositori hanno, almeno tutti i più grandi, che scrivono ancora sul pentagramma. Quelli che hanno una scrittura più raffinata e ricercata hanno questo tipo di routine.
E’ importante perché le abitudini aiutano anche la creatività, facendoci dimenticare questioni elementari. Ad esempio utilizzare sempre lo stesso tipo di quaderni, di matite, di tastiera o di suono consente alla nostra mente di potersi concentrare su tutt’altro. Mi è stato detto da persone che lavorano con Williams che lui ha sviluppato delle routine talmente severe per lavorare a quei livelli di qualità che addirittura mangia le stesse cose in determinati giorni della settimana perché non vuole avere nemmeno il pensiero di scegliere cosa mangiare ogni giorno. Magari questa è una cosa un po’ estrema, però crearsi delle routine sicuramente funziona molto.
Quelle che vi ho indicato sono le mie routine per quanto riguarda la parte compositiva. Essendo realistici però dobbiamo constatare che non è effettivamente possibile passare 8 ore a scrivere con matita e pentagramma (magari…). Nel nostro orario lavorativo dobbiamo far rientrare anche tutta la parte di aggiornamento informatico, i rapporti coi registi (che io gestisco tramite Skype), il tempo da dedicare ad installare nuovi Virtual Instrument, a convertire i video, a gestire il nostro archivio (fisico ed informatico) a prendere contatti con nuovi registi, a fare provini. Se siete molto famosi e avete molto lavoro (beati voi innanzitutto…) questi compiti sono normalmente delegati ad assistenti vari, tranne chiaramente il compito di realizzare demo e provini.
Fino a qualche anno fa ero contrario a fare demo. Pensavo fosse inutile perché facendone decine e decine si riesce forse a conquistare un contratto, ovviamente si spreca molto tempo. Mi sono sempre detto “se vogliono che scriva la musica per un film possono sempre ascoltare i miei lavori precedenti e farsi un’idea della mia voce musicale e delle mie capacità”. Ho poi considerato che anche realizzare dei provini è un modo per stimolare la creatività. Un conto è scrivere seguendo l’ispirazione del momento, un conto cercare di immedesimarsi nella pratica del compositore di musica da film, ovvero avere una suggestione narrativa o visiva e soprattutto indicazioni, più o meno confuse, di un regista o produttore. Quindi da qualche anno a questa parte quando mi chiedono di fare un demo lo faccio molto volentieri perché, anche laddove non andasse il progetto in porto, mi ritrovo con una composizione realizzata di una certa qualità che posso magari sfruttare in un secondo momento.
In queste otto ore io cerco di dedicare dello spazio anche allo studio. Lo studio, ad esempio, può consistere nell’analizzare i brani di altri compositori, sia di musica per film che di altro genere. Io di solito preferisco i compositori che non si dedicano alla musica per film perché penso siano stimoli più importanti, più arcaici, più profondi ed immersi nel solco della tradizione secolare della musica per orchestra.
Studiare vuol dire anche leggere trattati. Di recente ho ripreso lo studio di un trattato sul contrappunto è importante guardare a sempre nuovi stimoli intellettuali e anche mettere in discussione le poche cose che conosciamo, provando ad osservarle da nuovi punti di vista.
Lo studio riguarda anche cercare di capire il funzionamento o addirittura provare a suonare degli strumenti che di solito non suoniamo. Io “suonicchio” il pianoforte e il flauto, però ho svariati strumenti in studio. Passare del tempo a studiare quegli strumenti mi consente, anche quando vado ad utilizzare Virtual Instruments, di sapere come si comporta quello strumento nella realtà. Consiglio a tutti ad esempio di avere un violino o un violoncello in casa.
Studio è anche imparare benissimo l’uso di un software. Io da quasi vent’anni utilizzo Cubase e da quando è uscito pochi anni fa il programma di notazione Dorico (sempre della Steinberg). Cerco di approfondire lo studio di questo strumento, ma ogni tanto ne analizzo anche altri. Ultimamente mi sono lanciato nello studio di Digital Performer, molto utilizzato per la musica cinematografica ad Hollywood.
Nella routine c’è anche l’ascolto di musica, di tutti i generi. Il problema è che oggi ascoltiamo la musica nella maniera più sbagliata possibile, ovvero mettendo in play il lettore MP3 o il servizio di streaming (Spotify, Google Music, quello che volete…) e ascoltando musica mentre facciamo altro. Ovviamente quello non è ascoltare musica ma è avere un sottofondo che in realtà, ci distrae da quello che stiamo facendo, senza sufficiente attenzione alla musica. Non siamo computer, il cervello umano non + in realtà programmato per il multitasking non ha la capacità di fare BENE più cose contemporaneamente. In realtà anche quando pensiamo di star facendo due cose contemporaneamente, non siamo concentrati su di esse. Quando abbiamo l’illusione di lavorare su più cose contemporaneamente stiamo solo producendo stress. L’ascolto della musica è uno di quei campi che richiede una certa attenzione, che però difficilmente diamo perfino noi che siamo musicisti.
Il consiglio è di ascoltare un disco al giorno, possibilmente in CD, dall’inizio alla fine senza distrazioni, e facendo solo quello. Mettendosi seduti, magari ad occhi chiusi. Finito l’ascolto, prendiamo appunti su quanto ascoltato. Quello che andate ad ascoltare può essere di qualsiasi tipo. Io ultimamente tendo ad ascoltare musica orchestrale, suonata con strumenti veri, e meno musica da film, perché è poco utile nel nostro lavoro ascoltare molte colonne sonore. Magari essere informati su quello che stanno facendo i colleghi è utile, ma quello lo facciamo abitualmente andando al cinema. Sto preparando un apposito articolo dedicato all’ascolto musicale, spero di pubblicarlo nelle prossime settimane.
Quindi considerando un’oretta per l’ascolto musicale, un’oretta per la formazione e per lo studio, una mezz’ora di improvvisazione, un’altra ora per trascrivere appunti, idee e melodie, un’altra oretta ad orchestrare queste idee, come vedete queste otto ore se ne vanno facilmente. In tutto questo ho escluso Facebook, i social media e la lettura di libri.
Dobbiamo essere bravi e rigorosi nel rispettare questi orari perché solo questo tipo di routine ci permette di ottimizzare il tempo che abbiamo a disposizione e di stimolare la nostra creatività, e soprattutto ci abitua a lavorare sotto stress, con tempi di consegna ristretti. Se facciamo questo lavoro, siamo tutti bravi a scrivere musica decente. La difficoltà è scrivere musica decente in condizioni di stress, quando abbiamo consegne da fare, quando sappiamo che deve piacere, oltre che a noi, al regista, al produttore, all’editore e a tutta la filiera di persone che vanno a giudicare il nostro lavoro. Questo stress eccessivo che viviamo tutti lo affrontiamo meglio creandoci delle routine. In un prossimo articolo affronterò l’enorme problema della salute mentale dei Musicisti, topic troppo spesso taciuto (soprattutto nel nostro paese).
Spero questo articolo vi sia utile e che possiate imparare da esso come gestire nel migliore dei modi le vostre giornate lavorative.