Coproduzioni USA – Europa. Una nuova opportunità per i compositori?

Negli ultimi anni, l’industria cinematografica statunitense ha assistito a una progressiva riduzione dei finanziamenti pubblici destinati alla produzione cinematografica. Questa tendenza ha spinto molti registi e produttori americani a rivolgersi sempre più frequentemente alle coproduzioni europee, attratti non solo dalle opportunità finanziarie, ma anche dalla maggiore libertà artistica e da un ambiente cinematografico percepito come più orientato all’arte e meno all’industria.

In Europa, il finanziamento pubblico diretto rappresenta una componente significativa del budget per la produzione cinematografica. Secondo un rapporto dell’European Audiovisual Observatory, nel 2022 il finanziamento pubblico ha coperto il 27% del totale dei costi per i film europei, seguito dagli incentivi alla produzione (20%) e dagli investimenti dei broadcaster (18%). Questa struttura di finanziamento rende l’Europa un partner attraente per le coproduzioni, offrendo un supporto economico stabile e un contesto che valorizza l’espressione artistica.

Oltre ai finanziamenti diretti, un altro aspetto che rende le coproduzioni europee particolarmente appetibili per i produttori stranieri sono i tax credits e gli sgravi fiscali offerti da molti paesi europei. Sistemi come il Tax Credit italiano o i meccanismi di incentivo in Francia e Germania garantiscono un ritorno economico significativo per le produzioni che scelgono di girare e investire in Europa. Questo aspetto finanziario, unito alla libertà creativa, ed ai costi di produzione generalmente più bassi, spiega perché sempre più produzioni americane stanno cercando di spostare le loro operazioni nel mercato europeo.

Per i compositori italiani, questa crescente inclinazione verso le coproduzioni europee rappresenta un’opportunità unica per riaffermarsi sul panorama internazionale. Tuttavia, attualmente, la loro presenza nelle produzioni europee è ancora limitata. Un’indagine ha rilevato che il 43% dei compositori italiani non ha mai lavorato a progetti europei al di fuori dell’Italia, evidenziando le difficoltà nell’accedere a tali opportunità.

Un aspetto fondamentale da considerare è che, se i compositori italiani ottengono più incarichi nelle produzioni europee, ne beneficia l’intera filiera musicale e audiovisiva del paese. Studi di registrazione, orchestre, tecnici del suono e altri professionisti del settore vedrebbero aumentare la domanda per i loro servizi, con un impatto positivo sull’industria musicale italiana nel suo complesso. Ricordiamo inoltre che i finanziamenti europei destinati alle produzioni devono essere spesi in Europa: questo significa che, se i compositori italiani vengono coinvolti in queste produzioni, è molto più probabile che le registrazioni vengano effettuate in Italia, contribuendo all’economia locale.

Un obiettivo strategico dovrebbe quindi essere quello di incentivare i produttori italiani a partecipare più attivamente alle coproduzioni europee e a imporsi nella scelta dei compositori. Per farlo, si possono intraprendere diverse azioni:

  1. Promozione istituzionale: Le istituzioni culturali italiane, come il Ministero della Cultura e la SIAE, dovrebbero sviluppare iniziative mirate a promuovere i compositori italiani all’estero. Questo potrebbe includere l’organizzazione di workshop, la partecipazione a festival internazionali e la creazione di programmi di mentorship con professionisti del settore.
  2. Sviluppo delle competenze: È fondamentale che i compositori italiani investano nella propria formazione, migliorando le competenze linguistiche, le abilità di marketing personale e la capacità di operare in contesti internazionali. Collaborare con registi emergenti stranieri può rappresentare un primo passo significativo in questa direzione.
  3. Riforma delle coproduzioni: Sarebbe utile rivedere le regole delle coproduzioni europee per garantire una maggiore equità nella selezione dei compositori, favorendo la mobilità dei talenti tra i vari paesi e assicurando che le competenze italiane siano adeguatamente valorizzate.
  4. Utilizzo delle piattaforme digitali: Internet offre la possibilità di collaborare a progetti internazionali anche a distanza. I compositori italiani dovrebbero sfruttare le piattaforme online per promuovere il proprio lavoro e stabilire connessioni con registi e produttori stranieri, ampliando così le proprie opportunità professionali.

Implementando queste strategie, i compositori italiani potranno aumentare la loro visibilità e partecipazione nelle produzioni cinematografiche europee, contribuendo a rafforzare la presenza italiana nel panorama cinematografico internazionale e generando benefici per tutta la filiera musicale e audiovisiva del paese.

La crescita delle coproduzioni europee potrebbe non tradursi automaticamente in un aumento dei budget destinati ai compositori e alle registrazioni delle colonne sonore. Un’indagine recente ha rivelato che molti compositori italiani lavorano su intere colonne sonore per compensi inferiori ai 10.000 euro a progetto, una cifra ben al di sotto degli standard internazionali. Il rischio concreto è che, anche se le coproduzioni attirano lavoro in Italia, i compensi rimangano bassi, con l’unico vantaggio per i compositori rappresentato dalla maggiore visibilità.

Questo scenario solleva un problema strutturale: se le produzioni europee continueranno a considerare la musica come una voce di spesa sacrificabile, i compositori italiani potrebbero finire per ottenere solo un ampliamento della loro rete di contatti, senza un miglioramento delle condizioni economiche. Tuttavia, lavorare su coproduzioni internazionali potrebbe almeno garantire loro una maggiore esposizione oltre i confini nazionali, aumentando le possibilità di essere coinvolti in progetti più prestigiosi in futuro.

Per invertire questa tendenza, sarebbe necessario un cambio di mentalità nelle politiche di finanziamento e nelle pratiche contrattuali, magari con linee guida che garantiscano budget adeguati per la colonna sonora nei progetti di coproduzione. Una soluzione naturale sarebbe una legislazione diffusa che riservi alle musiche originali (non al licensing di musiche di repertorio) una percentuale precisa del budget totale della produzione del film. In questo modo, si assicurerebbe un riconoscimento economico più equo per i compositori, garantendo che la musica, elemento fondamentale dell’esperienza cinematografica, riceva l’attenzione e le risorse che merita.